Bentrovati amici di Flora d’Abruzzo! La “PIANTA DELLA SETTIMANA” che vi presentiamo è difficile da non vedere, i suoi colori la fanno risplendere tra campi ed incolti ed impreziosiscono la nostra terra…di chi parliamo?
Gladiolus italicus Mill. Gladiolo dei campi, Spadacciuola, Spadarella, Sciabolecchia, Coltellaccio Iridaceae Forma biologica: G bulb Tipo corologico: Euri-Medit.
I suoi curiosi nomi volgari si devono da una particolare caratteristica della pianta a cui fa riferimento anche il nome del genere: “Gladiolus” in latino significa spadino, pugnale. Le foglie di questa pianta infatti richiamano nella loro forma quella di una piccola spada. L’epiteto specifico è stato attribuito in base all’area di maggior diffusione di questa specie, appunto, la penisola italica.
Il gladiolo dei campi è diffuso in tutto il territorio regionale, da 0 a 700 m s.l.m. Come altre piante commensali, tipiche dei campi coltivati a cereali, viene considerata una archeofita, ovvero una specie probabilmente introdotta in epoche antiche (convenzionalmente prima del 1492 d.C) attraverso le colture volontariamente o accidentalmente da parte dell’uomo. Un tempo molto più comune, è in forte regresso a causa delle moderne pratiche agricole che comportano la lavorazione profonda del suolo e il diserbo. Questa bulbosa sopravvive oggi in aree marginali alle colture, negli oliveti e in incolti in cui spesso l’intervento dell’uomo si limita allo sfalcio periodico senza lavorazione del terreno e che fungono da vere e proprie “oasi di rifugio” (Tasinazzo, 2006).
In Abruzzo, in contesti territoriali ristretti e in maniera sporadica il gladiolo veniva indicato come “fronne de l’amore”, al pari di altre segetali come il centauro giallo (Blackstonia perfoliata) e la cornetta coda di scorpione (Coronilla scorpioides). Le giovani, durante l’operazione di mondatura del grano, utilizzavano queste piante come dei veri e propri oracoli amorosi. Ogni specie aveva le sue proprietà ed usi e non venivano considerate in maniera dispregiativa “malerbe” (Manzi, 2001; 2003). I gladioli venivano spesso raccolti dalle donne come ornamento, da posizionare in mazzetti all’interno delle abitazioni.
Queste piante custodiscono la memoria storica del nostro territorio perché sono riuscite a intrecciarsi indissolubilmente con il tessuto sociale e spesso riaffiorano nei ricordi dei nostri nonni, testimoni di pratiche agricole e tradizioni ormai dimenticate. Preservarle e farle conoscere alle generazioni future significa contribuire a conservare la nostra stessa identità.
Conoscete qualche uso o tradizione legata a questa pianta? Scrivetelo nei commenti!
ATTENZIONE: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi officinali sono riportati per puro scopo divulgativo, pertanto Flora d’Abruzzo declina ogni responsabilità sull’ utilizzo a scopo curativo, alimentare o estetico.