Helleborus foetidus: una pianta tossica dai mille usi:

Helleborus foetidus L.L’Helleborus foetidus L. (Elleboro fetido o Elleboro puzzolente o Elabro nero) appartiene alla famiglia delle Ranunculaceae. La forma biologica è Ch suffr (Camefite suffruticose), ovvero piante con fusti legnosi solo alla base. L’Elleboro fetido è una pianta perenne, erbacea, fogliosa con fusto legnoso alla base, strisciante e poi eretto, con guaine triangolari di foglie morte.

L’altezza va dai 20 ai 60 cm. Le foglie sono lungamente picciolate (10-20 cm) costituite da 7-9 segmenti lanceolati-lineari, seghettati sul bordo. La colorazione è verde scuro. I rami sono dotati di brattee ovali intere. I fiori, verdastri, penduli e con screziatura violetto-purpureo sui petali, sono portati in infiorescenze costituite da 3-15 elementi. I frutti sono follicoli (f. secchi uniloculari con uno o più semi) dotati di rostro uncinato.

Presente nella maggior parte della penisola (fanno eccezione Friuli e Sicilia), vegetata in luoghi semi-ombrosi ai margini dei boschi, anche in luoghi sassosi. È diffusa da 0 a 1000 m s.l.m., più raramente fino a 1800 m. Molto frequente ai limiti dei cedui.

L’Helleborus foetidus è una specie molto cara alla tradizione abruzzese. Il nome attribuito al genere (Helleborus), deriva da un fiume greco che attraversava la città di Antkyra. Qui infatti, veniva utilizzata H.orientalis una pianta appartenente allo stesso genere per curare la pazzia. I suoi costituenti sono contenuti in tutta la pianta ed in particolare nel rizoma: si tratta di saponine tossiche ad azione cardiotonica. L’Elleboro è una pianta tossica per cui se ne sconsiglia vivamente l’utilizzo casalingo. Come usi generici, si annovera l’utilizzo del rizoma per la cura delle ulcere cutanee, mentre in omeopatia, lo stesso rizoma viene utilizzato nelle psicosi, cefalee ed epilessie (F.Tammaro, 1984). Inoltre vengono menzionate le sue proprietà narcotiche e vermifughe.

Come uso tipico abruzzese, Tammaro riporta in Flora officinale d’Abruzzo l’usanza di essiccare e macinare le foglie, che con aggiunta di sale, olio, aceto venivano utilizzate per frizioni curative (cura della scabbia). Sicuramente l’uso più frequente dell’Elleboro in Abruzzo è l’applicazione in campo veterinario. Gli allevatori abruzzesi solevano preparare dei decotti da applicare in impacchi sulle ferite in via di cicatrizzazione degli animali (Tammaro, 1984). Tra gli altri impieghi locali va annoverata l’usanza nella zona del parco d’Abruzzo di raccogliere l’Elleboro (chiamato “munnuo“) per la ramazzatura dei forni a legna. La pianta fresca viene applicata su bastoni e strofinata all’interno delle pareti del forno (Tammaro, 1984). L’Elleboro veniva considerato anche un importante indicatore ecologico. Come riporta A.Manzi in Piante sacre e magiche in Abruzzo, in una frazione di Isola del Gran Sasso (fraz.San Pietro), l’abbondante fruttificazione dell’Elleboro, localmente Favaluche, era ritenuta di buon auspicio per l’annata agraria. In base al numero dei frutti (follicoli), la produzione dell’anno sarebbe stata più o meno abbondante.

ATTENZIONE: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi officinali sono riportati per puro scopo informativo, pertanto declino ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, alimentare o estetico. 


Bibliografia e sitografia:

PIGNATTI S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna

CONTI F., ABBATE G., ALESSANDRINI A., BLASI C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

TAMMARO F., 1984. Flora Officinale d’Abruzzo, Regione Abruzzo, a cura del Centro Servizi Culturali-Chieti.

Selezione del READER’S DIGEST, 1979. Segreti e virtù delle piante medicinali, edito da Selezione Reader’s Digest , Milano

MANZI A., 2003. Piante sacre e magiche in Abruzzo, Collana Scienze e Ambiente ,Carabba Editore

Marinella Zepigi con la collaborazione di Gianluca Nicolella, 2008 – 
“Helleborus foetidus L. – Elleboro fetido”. In Acta Plantarum, Forum. Disponibile on line (data di consultazione: 28/09/2016): http://www.actaplantarum.org/floraitaliae/viewtopic.php?f=95&t=3096

4 risposte a “Helleborus foetidus: una pianta tossica dai mille usi:”

  1. Che bello,grazie dell’articolo! Qui in liguria, a Pietra Ligure, abbiamo il giardino degli Ellebori! Sto pensando di andare a visitarlo quando inizieranno le aperture (credo febbraio).

    1. Grazie mille!Non conoscevo l’esistenza di questo giardino, ho visto che ospita circa 370 varietà di ellebori! Mi piacerebbe moltissimo visitarlo, peccato per la distanza! Gli Ellebori sono piante veramente affascinanti, ogni volta che ne trovo uno spontaneo scatto delle foto,anche se si tratta di specie che conosco già. Altre piante che amo sono le Euforbie!

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